Dio

Tra la Via Cupa, la biblioteca, sono sempre in giro a bighellonare. Camminavo, era mattina, le sette o le otto, giusto per far due passi, e ho visto che c’era la porta aperta, in chiesa. Quella chiesina che ho vicino a casa, che la frequentano in pochi, giusto la domenica. Si vedevano le panche, dentro, le vedevo dalla strada, e poi oltre le panche si vedeva la parte fuori, dietro la chiesa. A quanto pare avevano aperto anche l’altra porta, sulla parete in fondo. C’era un po’ di sole, l’aria fresca, nessuno. In quel momento mi è sembrato di sentirle, quelle panche, cosa provavano, con l’aria fresca addosso, un filo di luce. Mi ero fermato a guardare, di qua dalla strada, non mi sono avvicinato, sono rimasto lì, ho pensato: e se da quella porta esce Dio?
Mi sembrava che Dio ci fosse già entrato, nella chiesina, da quella porta, magari prima che arrivassi. Era come se lo sapessi, e che quindi sarebbe dovuto uscire. Ero sicuro di aver capito. Non ho le prove e non voglio convincere nessuno, ma nella mia testa era tutto chiaro, facile: il Dio che era entrato erano l’aria e il sole, e il Dio che usciva erano quelle panche, rovinate, luminose, lucide come mi sentivo io, o come ci si sente tutti, di mattina presto col sole e l’aria fresca.
Se Dio è questo, ho pensato, se siamo noi e le panche, e tutte le cose in generale, se Dio è quello che ci sorprende, di mattina, che basta aprire la porta di una chiesa poco frequentata; se Dio è quello che entra e quello esce, e se uno qualunque che passa di lì, ma chiunque, con un po’ di luce e un minimo d’aria fresca può vederlo, insomma, se Dio si può vedere, ho pensato, che magari si può vedere solo dalle sette alle otto di mattina, una fascia oraria ristretta, ma se davvero si può vedere, allora Dio c’è.
E se c’è, vuol dire che se uno lo cerca, lo può trovare. Forse bisogna cercarlo solo dalle sette alle otto, nei giorni di sole. Sempre meglio che niente. Sempre meglio che passar la notte a pregare, perdere il sonno per chiedergli le cose. Non può mica far contenti tutti, siamo in troppi. E a lui chi ci pensa? Chi ci pensa a Dio, se è contento?
Quella mattina, con la porta aperta della chiesa, un po’ di sole e l’aria fresca, di qua dalla strada, io ho sentito che era contento, Dio. Le panche erano lucide, si vedeva il retro della chiesa, e sono abbastanza sicuro che, sì, che Dio fosse contento. E io ero più contento di lui.