La torre di Pisa

C’era un modo di dire che usavano tutti al lavoro, qualcuno l’aveva scritto anche sulla porta del bagno. Riguardava il fatto che stavamo lavorando su un format italiano totalmente folle che però ci stava facendo fare una quantità incredibile di soldi. Una cosa teoricamente tutta sbagliata che aveva un grande successo e che solo un italiano poteva immaginare. Il collegamento immediato era alla torre di Pisa: un monumento che noi americani avremmo buttato giù immediatamente non prima di aver licenziato l’architetto.

Ce ne erano diverse varianti, a seconda della situazione: se per esempio volevi lanciare una proposta durante un brainstorming e cambiavi idea dicendo qualcosa tipo: «Ma no, scusate, era una sciocchezza», saltava subito su qualcuno che ti rispondeva: «Non buttare subito giù la torre di Pisa, continua», oppure quando non eri soddisfatto di ciò che avevi fatto, magari qualcuno cercava di consolarti dicendo: «Adesso non ti mettere ad abbattere la torre di Pisa solo perché è un po’ storta» o ancora, se ti facevano notare dei difetti formali in una tua proposta, potevi benissimo rispondergli: «E certo, allora buttiamo giù la torre di Pisa».

 

da Uno su infinito (racconto orale)
di Cristò
(Terrarossa, 2021)