Ragazzi

In libreria, la cosa che preferisco è sistemare i pupazzi. Ci sono due espositori, per due dimensioni: grandi e piccoli. I grandi costano sedici e novanta, i piccoli sette e novanta. I grandi sono più belli. Abbiamo i panda, gli elefanti, gli unicorni rosa, poi ci sono dei pupazzi ibridi: sembrano dei gufi a quattro zampe, di tutti i colori. Hanno gli occhi tondi e neri, le pupille gigantesche.
«Ciao ragazzi», gli dico. «Come state?». «Bene, bene», mi dicono. «Siamo sempre qui». «Poverini», gli dico io. «Non vi ha ancora comprato nessuno, a voi». «Nessuno», dicono loro. «Intanto, ci sono qui io», gli dico. Loro miagolano un po’. Li accarezzo, poi li sistemo per bene negli espositori.
«Adesso vado. Ci vediamo dopo». «No, stai qui!», dicono alcuni, e altri: «Ciao ciao». «Ciao ciao», dico io. E vado via.