Narrazione

– Da un po’ di tempo ormai mi rendo conto che c’è una tensione nel mio rapporto con te, – disse Svetlana. – E penso che la ragione sia questa: tutte e due costruiamo una narrazione sulla nostra vita. Forse è per questo che abbiamo deciso di non essere coinquiline l’anno prossimo. E forse è sempre per questo che siamo così attratte l’una dall’altra.
– Tutti costruiscono una narrazione sulla loro vita.
– Ma in misure diverse. Pensa alle mie coinquiline. Fern, per esempio. Non dico che non abbia una vita interiore o che non pensi al passato o non faccia progetti per il futuro. Ma lei non rielabora compulsivamente tutto quello che le succede per trasformarlo in una storia. È lei a far parte della mia storia, non sono io a far parte della sua. Questo crea una disuguaglianza fra me e Fern, ma dà anche una certa stabilità alla nostra relazione, una certa sicurezza. Ognuna delle due ha un ruolo diverso. È come un tacito accordo. Con te invece c’è più instabilità e più tensione, perché so che stai costruendo una storia anche tu, e che nella tua storia io sono solo un personaggio.
– Non lo so, – dissi. – Continuo a pensare che tutti vivano la loro vita come una narrazione. Se non avessimo in testa una specie di storia con un suo svolgimento, come faremmo a sapere chi siamo quando ci svegliamo la mattina?
– Quella è una definizione molto vaga di narrazione. È come dire che la narrazione è solo memoria più causalità. Ma per noi due la narrazione ha anche un’estetica.
– Ma non credo che sia per via della nostra personalità, – dissi. – Non dipende più da quanti soldi hanno i nostri genitori? Io e te possiamo permetterci di inseguire una certa narrazione solo perché è interessante. Tu sei potuta andare a Belgrado a fare i conti con la tua vita prima della guerra, e io sono potuta andare in Ungheria a conoscere meglio Ivan. Ma Fern durante l’estate deve lavorare.
Anche tu stai lavorando.
– Ma il biglietto aereo me l’ha pagato mia madre. Non è che devo fare dei soldi, tipo mandarli alla mia famiglia.
– Secondo me questo non c’entra. Fern è solo un esempio. I genitori di Valerie sono ingegneri, lei non deve lavorare, ma lei è comunque più simile a Fern che a noi.
– Non lo so, – dissi. – Mi sembra un modo di vedere le cose un po’ elitista.
– Non pensi che sia ipocrita, proprio da parte tua, sostenere di non essere elitista? – disse Svetlana. – Se pensi davvero a quella che sei, e ai tuoi valori?

di Elif Batuman
da L’idiota
(Einaudi, 2018)