Non essere

IAN Come stai ora?
CATE (sorride).
IAN Sembravi morta.
CATE Più o meno è così.
IAN Non lo rifare, cazzo se mi sono spaventato.
CATE Non so che mi succede, parto. Posso star via un minuto o un mese magari, poi ritorno sempre dov’ero.
IAN È terribile.
CATE Non sono andata lontano.
IAN E se non tornavi più?
CATE Boh. Sarei rimasta lì.
IAN Non lo sopporto.
CATE Cosa?
IAN Morire. Non essere.

da Tutto il teatro
di Sarah Kane
(Einaudi, 2000)

Brillare sempre

E oggi, sono uscito dalla doccia, sono giorni che si parla di confini, bombe, indipendenza, oggi mi son scordato l’accappatoio, ero da solo, in casa, e sulle prime mi son maledetto, ma dopo, mentre andavo nudo, e bagnato, a prendere l’accappatoio in camera, son stato contento della mia indipendenza, che non la scambierei con niente, anche a costo che rimanga così, un’indipendenza un po’ misera, che la miseria brilla sempre, come si brilla quando si esce dalla doccia, bagnati, è freddo, e tocca correre in camera a prendere l’accappatoio. Brillare sempre.

Certi momenti

È arrivata una, stamattina, in Salaborsa, presente quando si vede, che qualcuno ti sorride da sotto la mascherina? Così. Il mondo diventa molto bello, certi momenti.

Mimose

Pensavo, oggi, ma esisteranno ancora dei cretini che regalano le mimose alle donne, proprio oggi, 8 marzo, nel giorno che si dovrebbero regalare proprio le mimose alle donne?
Evidentemente sì, esistono ancora, i cretini.

Piccola

Tengo premuto il tasto laterale del telefono. Il telefono si spegne.
«Che c’è, amore?»
«È bello parlare. Parlare davvero.»
«A volte non riesco a seguirti. Ma passa.»
«Posso dirti che ti amo senza che tu lo prenda come un vicolo cieco della comunicazione?»
«Puoi farlo.»
«Ti amo, piccola.»
Piccola sorride. Io guardo il telefono spento.

 

da Volevo essere Vincent Gallo
di Sergio Oricci
(Pidgin, 2021)

Si vede

Arrivo al Book Pride, sabato, una delle prime cose che mi ha detto la Chiara è stata: “Si vede, che sei sfracellato”. “Come, si vede?” le ho chiesto io. “Si vede” ha confermato lei.

Ce la faccio

Io adesso, ho capito, guarire da questo dolore sentimentale, sentimentale o no, un dolore è sempre un dolore, sarà lunga, e saranno ondate di merda, i prossimi periodi, l’ho capito, poi ieri notte ho sognato che un piccione gigante mi dava dietro, insomma, questa del piccione è la meno, però, sono ondate di merda già adesso, e: Avevam detto che ce la facevamo, dico sempre ai miei amici, Avevam detto che nel 2022 ce la facevamo, è vero che ce la facciamo, o non è vero? E loro rispondono: Sì che ce la facciamo.
Allora ce la faccio.

Purtroppo

Adesso, come posso raccontarla senza farla lunga, è andata così, che ero in Salaborsa, a scrivere, è cominciata a girare una bibliotecaria, a dire, trequarti d’ora prima dell’orario di chiusura, a quelli ai tavoli, che bisognava prepararsi a uscire, e passa a ripeterlo un’altra volta, e ripassa ancora, in Salaborsa poi ci sono le voci automatiche che avvisano quando chiude, quindi non c’era nessun bisogno di mettere fretta, insomma a una certa ho sbroccato, sono volate delle infamie, fra me e la bibliotecaria, a voce anche alta, degli insulti, solo che, a parte le infamie e gli insulti, io sapevo, e so, di aver ragione in questa vicenda, ed è brutto, io sto meglio quando ho torto, che dopo una ragazza, all’uscita, mi ha detto: “Avevi ragione te”, e io ho risposto: “Purtroppo”.

Secondo me si capisce

Ci ho pensato: le cose impossibili, forse, si riescono a farle quando il corpo spinge così tanto, e bene, che non vede alternative, compromessi, ripieghi, scorciatoie, quando il corpo ha il respiro di una mandria che va in una sola direzione perché altrimenti non può fare. Alternative, compromessi, ripieghi, scorciatoie, le mandrie non li seguono. Si capisce?