Un’attività di sostituzione

Una volta Francesco mi mostrò una cosa.
Nel suo giardino teneva un gallo in gabbia da giorni, senza cibo. Era furioso, continuava a dimenarsi. Mi spiegò che un animale frustrato, come prima reazione, tenta con uno slancio disperato di raggiungere il proprio scopo. Gli mise davanti una scodella di mangime e mi disse di osservare il comportamento del gallo.
Questo prese a sbattere contro le grate della gabbia, spargendo penne per tutto il cortile. Temevo si sarebbe spennato fino alle ossa, ed ero lì lì per interrompere il macabro esperimento quando Francesco mi disse: Guarda adesso cosa fa.
A poco a poco, il comportamento del gallo cambiò. Dopo l’ennesima rincorsa contro la gabbia si fermò, cantò brevemente, e prese a lisciarsi convulsamente le penne. Si era completamente disinteressato al cibo. Francesco mi disse che si trattava di un’attività di sostituzione. Il gallo, lisciandosi le penne, sopperiva al bisogno di nutrizione che gli era impedito dalle grate della gabbia.

 

da La fuga dei corpi
di Andrea Gatti
(Pidgin, 2021)

Quelli che sono vivi

Io non dimentico niente, ma perdono tutto. Perdono mia madre e mio padre per avermi voluto sempre vicino e per essersi straziati l’anima vedendomi andar via, perdono i loro sogni mancati e incancreniti fino a diventare incubi, il loro fango, il fango familiare che poi si allarga a macchia d’olio nell’educazione scolastica, i luoghi di lavoro, i modi con cui la gente entra in relazione in metropolitana, in ascensore e nei propri letti matrimoniali. Quelli che sono vivi occupano sempre spazio: io li perdono tutti.

 

da La fuga dei corpi
di Andrea Gatti
(Pidgin, 2021)

In base

Per un sacco di tempo, da quando ero piccolo fino ai sedici, diciassette anni, io son stato convinto che l’acqua del rubinetto, a casa, uno la pagasse non in base a quanta ne facesse uscire dal lavandino, ma in base a quanta ne andasse giù nello scarico.

Faccia storta

Uscire dall’arte è impossibile, così come lo è uscire dalla lingua. Perfino quando tacciamo lo facciamo in una determinata lingua. Per questo l’arte siamo noi. Noi siamo compenetrati d’arte. Ora è malata, perché siamo noi a essere malati, soprattutto in questo periodo. Siamo malati e ci lamentiamo di avere un’arte malata. Ma lo sapete, no, il proverbio: non te la prendere con lo specchio, se hai la faccia storta.

 

da Conversazioni sulla cultura russa
di Jurij Lotman
(Bompiani, 2018)

Sedia sdraio

Ho comprato una sedia sdraio da giardino, la settimana scorsa, perché quest’estate ho passato molto tempo in un giardino, su una sedia sdraio identica, a leggere. Allora ho pensato: ne compro una, identica, la metto in camera e leggo tutto l’inverno. Pensa che bello. Mi è arrivata, oggi, solo che non è identica, l’ho provata, è meno comoda, cioè, non mi ci trovo, seduto, e soprattutto, camera mia non è un giardino. Penso che farò il reso.

In pochissimi

Lo amo. Questa è, sa?, una parola strana, che tutti pronunciano ma pochissimi sanno che cosa vuol dire. Amare è come se significasse essere destinati alla poesia e alla virtù. Ma di questo sentimento sono capaci in pochissimi. Le nostre contadine, invece della parola amare, usano la parola compatire. Non dicono: mi ama, dicono: mi compatisce. Secondo me è molto meglio, è una definizione più semplice. Amare – compatire significa amare in senso quotidiano.

 

da A proposito della sonata a Kreutzer
di Nikolaj Leskov
(Marcos y Marcos, 2016)

Vero

Una cosa che mi piace, sono i talent. Una cosa che non mi piace, è il programma che c’è su La 7 il venerdì sera. Una cosa che mi piace, di un talent che c’è il giovedì sera su Sky, quest’anno, è la canzone di Erio, Amore vero.

Cretina

Mi son fatto un piatto di vongole, oggi, e spaghetti, è venuto un capolavoro, e intanto che mangiavo, pensavo: se mi vedesse che son così bravo, quella là, altroché il suo moroso, cretina.